Colloqui con Arè
Il Colosso di Barletta che ha fatto la Storia
Eraclio, Arè, il Re. È lui uno dei simboli di Barletta, Colosso che non puoi non fermarti a vedere se passi per la Città; a dirlo è anche Gino Pastore, cantautore storico di Barletta che nella canzone “Barletta” canta: «s ferm na turist ‘nnenz Arè, c bell stu paies jè bell assè».
Quante storie, baci romantici, liti e segreti avrà visto Eraclio da quando è stato piantato davanti al fianco sinistro della Basilica del S. Sepolcro in Corso Vittorio Emanuele.
Una statua bronzea, risalente al VII sec. d. C., che parla da qualunque prospettiva la si guardi.
Un’assolata domenica mattina mi trovai a camminare e ai piedi della statua c’era un innocuo vecchietto che fotografai; notandomi, mi chiamò chiedendomi cosa stessi facendo e gli spiegai. Dopo di che, tranquillizzatosi, iniziò a dirmi «ma non senti anche tu la voce ‘d’Arè’?», pensai immediatamente che fosse un folle, ma poi aggiunse «quante ne avrà viste il Colosso» e io pensai «e quante ne avrà fatte vedere», qualunque bambino si è messo a giocare tra le gambe del gigante immaginando di vedere le mutandine salvo poi rimanere tristemente deluso per la scoperta fatta (che non verrà rivelata qui).
Insomma il vecchietto iniziò a dirmi «una volta Eraclio mi raccontò che tanto tempo fa piangeva e nessuno riusciva a consolarlo. Si sedette da solo alle porte della Città dove arrivarono i nemici Angioini (i Francesi) e vedendolo, alto ed enorme ma piangente si avvicinarono per chiedergli perché fosse così triste e lui rispose che era triste perché tutti in Città lo prendevano in giro per la bassa statura e questo sbalordì i nemici al punto che scapparono temendo i “più alti”».
Leggenda, ma se avete anche voi un’esperienza di cui Eraclio è stato testimone raccontatecela, divertente, triste, serie o racconto di famiglia poco importa se è lui il protagonista con cui stiamo colloquiando.
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